3cento

Piastrellisti

Fra quelle mani, le dita a wurstel, la levigatrice era un giocattolo. Piegato sulle ginocchia, sull’uscio di un negozio in allestimento, il capo sudava per tenersi in equilibrio.
Si appoggiava alla levigatrice che, da sotto la piastra metallica, provocava un fumo di pietra. Fra i pantaloni e la canotta si riverberava nella vetrina lo spacco delle natiche.
Il giovane, magro, guardava il suo capo. Non avrebbe fatto tutta quella fatica, ma la levigatrice non era di sua pertinenza, per esperienza e peso.
Il fumo di sigaretta che il capo non riusciva ad aspirare si mischiava alla polvere di pietra, ma questa poi, pesante, riscendeva, mentre il fumo di sigaretta si disperdeva, raffreddandosi verso l’alto.
Il capo si appoggiò su un ginocchio e posò l’altro a terra, staccò una mano dalla maniglia e la portò alla sigaretta.
Ansimò, aspirò, tossì.
La tosse smosse il catarro e il capo grugnì. Il giovane capì e gli porse lo straccio bagnato. Pulito il lavoro, contemplarono.
Due boccate e il capo si rimise accovacciato, riavviando la levigatrice. Questa sussultò e scartò in avanti. Il capo non seguì il movimento, si mise in avanti con il peso, accortosi che mai avrebbe potuto tenere quel puledro, si inarcò all’indietro e cadde. La levigatrice continuò in avanti, di nuovo rimbalzò all’indietro. Prese un andamento rotatorio, avanti e indietro e la polvere di pietra, senza fatica o sbuffi, scivolava dai lati.
Il giovane osservò la levigatrice.
Il capo strabuzzò gli occhi.
La levigatrice avanzava piano e indietreggiava, roteando in cerchi perfetti. Il suo filo era una biscia d’acqua.
La polvere usciva di lato, fine come talco.
Il giovane porse al capo lo straccio.
Il capo si tirò su in ginocchio, sbuffò il fumo, scostò il giovane.
La levigatrice continuò a danzare.
Il giovane guardò il capo.
Il capo bestemmiò.

                                                                                                                                  Paolo Battaglino

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