La domenica pomeriggio, anche se non posso comprare niente, andiamo al supermercato perché il parcheggio è gratis e i carrelli sono abbastanza grandi per farci stare comoda la bambina. È lei a indicarmi la fila di carrelli impilati e a chiedermi di farla salire. Passiamo molto tempo nel reparto del cibo per animali. Le racconto storie sui cani e sui gatti che appaiono sulle confezioni, le parlo delle diverse razze e di quanto siano giocherelloni con i bambini. Mi immagino persino le loro avventure. Non sapere niente di animali mi dà la libertà di inventarne i comportamenti. Poi andiamo ai distributori di caramelle, quelli che con una moneta fanno cadere da un tubo a spirale cinque palline colorate. Lei unisce le mani per non farne cadere nemmeno una. Le sue mani unite sembrano fatte su misura per quelle cinque caramelle. Non c’è spazio per una sesta. La aiuto a sistemarle nella sua giacca di Barbie e torniamo alle confezioni di croccantini con le foto di cani e gatti. Nelle mie storie, loro non litigano. “Tichi, tichi” grida nella sua lingua di bambina per chiedermi di tornare al distributore di caramelle, perché così inizia la canzone che le ho insegnato l’ultima notte di Halloween, quando ancora vivevamo insieme.
Mi infastidisce che al supermercato ci sia musica latina a tutto volume, ma lei balla e salta e ride nel carrello. È una regina sulla sua carrozza di reticoli metallici. Cerco di tenerla lontana dai frigoriferi della carne e dei latticini per non farle prendere il raffreddore. Poi la porto di nuovo al reparto del cibo per animali fino a quando, stanca da tutto quel ridere e ballare e saltare, si addormenta sulla griglia di alluminio. La sollevo con cura per non svegliarla. Nel parcheggio piove. Si fa buio. Apro velocemente la portiera della macchina, la metto sul sedile di dietro e la copro con la mia giacca. Devo andare piano. Portare i bambini senza il seggiolino è un’infrazione del codice della strada. Non ho soldi per portare in giro mia figlia, né per fare la spesa né per comprare un seggiolino, figuriamoci per una multa. Ho pensato di vendere la macchina, ma è l’unica cosa che mi rimane dei bei tempi andati. Ho già perso mia moglie e il lavoro. La prima dopo il secondo. Inoltre, ho bisogno della macchina per portare in giro la bambina senza che si accorga di come tutto sia davvero cambiato.
Parcheggio di fronte alla casa dei miei ex suoceri. La mia ex moglie apre la porta. Mi indica appena la stanza della bambina per metterla a dormire e rimboccarle le coperte. Saluto. Nessuno risponde. Ci sono donne che non perdonano all’uomo un brutto momento, un fallimento nel ruolo di capofamiglia. È dura scoprire che chi ti guardava con ammirazione, poi provi soltanto dispiacere e rabbia per il tempo perso.“Il tempo perso è quello che si passa con un perdente” come vorrei dimenticare quelle parole. Sento che me le ripete ogni volta che mi guarda. Che me le sputa addosso ogni volta che mi ignora. Cosa sognerà la mia bambina la domenica sera? Si addormenta quasi sempre prima che la saluti. Spero non si abitui a svegliarsi senza il suo papà.
Alejandro Cortés González
traduzione di Camilla Rabbogliatti