3cento

Breve trattato di storia naturale

 

La storia è storia cosciente.
Oswald Spengler

Eccoli lassù, in cima alla montagna. Nelle brevi estati scintillano al sole, nei lunghi
inverni avvertono il peso della neve.
Ma tra loro non parlano, parlare non serve, ascoltano, questo sì, notte e giorno, senza lasciarsi sfuggire nulla, cogliendo la realtà lì dove la realtà svanisce, nel rumore del mondo.
E milioni di anni passati a perfezionarsi, moltiplicarsi, schierati e compatti, in lunghissime file, ricoprendo la cima della montagna.
Sembra ieri, loro lassù, e i dinosauri a valle, con i versi irritanti, le zanne sfoderate in ogni occasione.
E poi le scimmie a rubarsi le ossa, saltando tra gli alberi, imitandosi, spingendosi, misurando la forza con la forza.
E gli uomini, la selce in mano, tentativi uno sull’altro, poi il fuoco, le lance, le trappole, gli animali a cadere vinti.
E le tribù a contendersi la terra, tracciando confini, alzando case, città, imperi, con piramidi, templi, arene, e lì, nelle arene, ancora quella storia, sentita un’infinità di volte dalla cima della montagna, uno contro tutti, ma con una novità, il pubblico pagante, il pollice verso, e i fischi, le urla, nessuna pietà.
E le strade, le fontane, le banche. Una donna rammenda dei pantaloni nella luce piccola delle candele, un dottore ausculta le spalle tremanti di un vecchio, i bambini impiccano le lucertole nei campi, i rovi stritolano lentamente la statua di un generale a cavallo nel centro di un giardino pubblico.
Ma, lassù, nessun evento ha mai destato preoccupazione, né il crepitio del primo bacio sulle labbra tra due adolescenti, né lo scoppio delle bombe scaricate dal cielo nell’ultima guerra mondiale. Sono lucidi, rifiniti, con un nome e pronti all’uso. Scenderanno dalla montagna quando sarà tempo, spargendosi di mano in mano, divenendo presto maggioranza e imponendo il loro dominio. Computer, smartphone, nanobot.

Giuseppe Zucco

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