Il Centro internazionale di studi Primo Levi promuove le Lezioni Primo Levi. Vengono presentate a Torino, una all’anno, e ciascuna è incentrata su un tema legato agli interessi di Levi, per imparare a leggere le sue opere.
I libri delle Lezioni Primo Levi sono pubblicati da Einaudi in doppia lingua, inglese e italiano.
Esperimento Auschwitz ha 170 pagine, suddivise in due parti: la lezione vera e propria e un’appendice in cui sono raccolti i brani citati nel testo. Massimo Bucciantini esamina le opere di Primo Levi in modo nuovo, scoprendo curiose analogie con la scrittura di famosi scienziati e alcuni documenti inediti.

“Si rinchiudano tra i fili spinati migliaia di individui diversi per età, condizione, origine, lingua, cultura e costumi, e siano quivi sottoposti a un regime di vita costante…” (Se questo è un uomo). Il brano richiama gli esperimenti mentali proposti da Galileo o Einstein, stessa famiglia linguistica e epistemologica. Il quivi leviano richiama anche l’Inferno di Dante (un “residuo scolastico” secondo Mengaldo e Cases). L’obiettivo di un esperimento è colpire l’attenzione, far vedere. Eppure Auschwitz non è un esperimento. L’inventio in Levi diventa allora un modo per immaginare un mondo che, pur reale, è inimmaginabile. Ma anche un modo per non cadere in un eccesso di semplificazione.
L’atteggiamento di Levi viene da “un’abitudine professionale per l’osservazione delle cose” – cose e persone senza soluzione di continuità. Lo sguardo del chimico raggiunge il suo massimo in Carbonio, racconto che risale a prima della deportazione.
Levi diventa Dottore in chimica nel 1941 all’Università di Torino. Ad attirare Levi sono i misteri della materia e del linguaggio, e nella chimica ne trova uno essenziale e rigoroso. La chimica porta con sé un’etica: insegna la tenacia e la pazienza, a cavarsela con la propria intelligenza. Il contatto diretto con le materie offre un ricco bagaglio al Levi scrittore. La chimica e la scrittura: qui sta la sua spaccatura. Ma sulla questione si dovrebbe essere cauti, perché lo stesso Levi che si definisce “centauro” dichiara in un’altra occasione di avere “un’unica anima, e priva di saldature”. Per Levi la chimica è antifascista, è una scienza antidogmatica, sana e pulita, e il laboratorio di Facoltà è un luogo di iniziazione alla vita virtuosa.
Se questo è un uomo non viene notata subito come opera letteraria. Tra i primi a riconoscerne il valore Alessandro Galante Garrone, Italo Calvino, Umberto Saba, Arrigo Cajumi, Piero Calamandrei. Il successo arriva con l’edizione scolastica, nel 1973. Levi da un lato si definisce “scrittore d’occasione”, dall’altro progetta di continuare a scrivere. Ma a slegare il suo primo libro dai temi della testimonianza, della resistenza e della guerra è Franco Basaglia, che ne fa un alleato nella battaglia contro la psichiatria tradizionale e i manicomi. “Si immagini ora un uomo a cui, insieme con le persone amate, vengano tolti la sua casa, le sue abitudini, i suoi abiti, tutto infine, letteralmente tutto quanto possiede […] accade facilmente a chi ha perso tutto, di perdere sé stesso.” Così scrive Levi in Se questo è un uomo. Basaglia ne fa un manifesto, perché a simili ingiustizie sono sottoposti anche gli internati in manicomio e in queste condizioni non si riconosce fino a dove arriva la malattia o la realtà dell’internamento. Levi però non avalla usi fuori contesto dei suoi testi (manicomi come Lager, PS come SS etc): Auschwitz è un unicum nella storia.
I chimici invece si accorgono di Levi con il Sistema periodico (Einaudi, 1975). Il rischio è tuttavia che lo riducano a chimico, senza cogliere la sua particolare visione della scienza come morale e come mezzo di contatto con la materia delle cose e degli uomini.
L’Esperimento Auschwitz secondo è I sommersi e i salvati (Einaudi, 1986). Nel capitolo “La zona grigia” Levi descrive l’area di collaborazione tra vittime e persecutori. Il grigio diventa un indicatore della materia umana, descritto come se fosse una proprietà ambigua della materia.
Per concludere, torniamo al titolo. Esperimento Auschwitz si riferisce ai due libri-esperimento di Levi, il primo e l’ultimo. In Se questo è un uomo l’esperimento è circoscritto ad Auschwitz. Nei Sommersi e i salvati non ha confini: la zona grigia diventa una categoria etico-antropologica che non riguarda solo il Lager. Il male si trova anche all’esterno, nel mondo. Non per questo bisogna rinunciare a costruirne uno più umano.
Roberta Garavaglia