Ho bisogno di una parola per descrivere quella malinconia che ti prende quando pensi a una città dove sei stato una volta, troppo lontana per tornarci ancora.
Non è che puoi chiamare Central Park e dirgli che ti manca.
Il Chrysler Building non lo incontri per strada e fai il distaccato per mostrargli quanto è brutto, girarti e andare via.
Non te lo sogni di notte, un newyorkese, e se succede non ti svegli come se ti fosse caduto il cuore dal letto.
Come si dice che del tuo luogo preferito al mondo ami anche i difetti, e oggi li rimpiangi tutti? Che vorresti essere lì, seduto sui gradini di un portone qualsiasi a guardarla per un po’, questa foresta di palazzi e persone che non si fermano mai, e camminarle accanto senza una destinazione, solo per il piacere di appiccicarti il suo odore addosso?
Esiste questa moda di divulgare termini in lingue straniere, che sembrano circoscrivere con precisione concetti per natura vaghi, l’odore di pioggia sull’asfalto d’estate, il senso di leggerezza dopo che ci si toglie le scarpe da trekking, cose così.
A me basta qualcosa di più semplice.
Dovrebbe descrivere il momento in cui ti capita sotto gli occhi una sua foto, e ti prende il desiderio di rivederla, camminare fra i suoi palazzi, nel suo odore. La voglia di perderti in angoli che non hai avuto il tempo di esplorare, di scoprire aspetti di lei che ancora non conosci.
E questo desiderio dovrebbe impastarsi con la tristezza di sapere che probabilmente non la ritroverai più, perché è davvero troppo lontana.
Mi serve una parola che trasmetta le giuste dimensioni di quel piccolo dolore che non fa davvero male, in un paio di sospiri se ne va.
Non lo so se in qualche lingua esiste una parola che spieghi tutto questo.
Magari in eschimese, loro ci stanno attenti a questi dettagli, hanno decine di parole per dire neve, figurati se non ne hanno una per spiegare un posto dove vorresti, forse, vivere.
Che sopporteresti il rumore che fa una città, anche una caotica e scomoda e fredda.
Stasera mi serve quella parola lì. Una parola che sostituisca tutto questo, non importa in che lingua, mi basta che sia una parola sola.
E che magari si possa usare anche per le persone.
Pablo Renzi
2 pensieri su “Malinconia in finnico”